Sulla misteriosa linea di San Michele: l’Abbazia di Borzone


Che l’Abbazia di Borzone sia un posto “speciale” lo si intuisce in pochi istanti, non appena si ruota su se stessi una volta giunti al suo cospetto. La valle, i monti, il plurisecolare cipresso. E la Chiesa col suo complesso monastico, posto sotto la protezione di Sant’Andrea. L’atmosfera rarefatta del luogo rallenta la frenetica attività mentale, dissolve i pensieri lasciandoci una straniante sensazione di “vuoto”. Quando ci si imbatte in un luogo “speciale” accade: bisogna prima spogliarsi di tutta la zavorra che si porta con sé dall’esterno, dal “mondo”, compito non sempre facile da assolvere né privo di sacrificio.

Viene da chiedersi se sia lo stesso per quei pochi fortunati che almeno una volta nella loro vita visitano la Repubblica monastica del Monte Athos, dove è “custodita” la preghiera del cuore così come giunta ai monaci ortodossi dalla tradizione nata in scia all’esortazione paolina: pregate incessantemente. Borzone, al confronto, appare un piccolo ponticello gettato fra l’uomo e il divino, certo, non quello che Piero Scanziani, nel suo meraviglioso “Entronauti”*, definisce “il varco fra il Cielo e la Terra”, ma nelle cose dello spirito come si misurano dimensioni e distanze? Soprattutto: esistono dimensioni e distanze?