Fontanabuona: Giuseppe Musso, il “Gran Diavolo” fra verità e leggenda


“Lunedì verso le undici della mattina il famoso brigante genovese Musso, detto il Diavolo, ha terminato la sua funesta carriera. Non aveva che 26 anni”. Era il 17 novembre 1804 quando la Gazzetta Nazionale della Liguria diede la notizia che Giuseppe Musso, il brigante allora più temuto a Genova e nelle valli circostanti, aveva terminato la sua esistenza terrena dopo la cattura, avvenuta in quei di Trieste, e la condanna a morte eseguita “nel luogo detto delle Olivette, a Marassi”. Il breve resoconto è storicamente prezioso perché, incrociando età e data di morte, permette di risalire all’anno di nascita di uno dei briganti più popolari e temuti dell’epoca: il 1778. Fra le varie ipotesi sulla sua terra natale spicca la Fontanabuona, che fu comunque uno dei teatri privilegiati delle imprese del “Gran Diavolo”.

Le strade di Giuseppe e della valle si incrociarono senz’altro a cavallo dell’800, quando la Superba, retta da una deputazione militare francese, venne accerchiata dagli eserciti nemici in quello che passerà alla storia come “il blocco di Genova”. In mare le navi inglesi, nel retroterra le truppe austriache impedivano i rifornimenti della città, che resistette per 60 giorni a bombardamenti, attacchi e persino alla peste. L’entrata dell’esercito austriaco in città, all’inizio del mese di giugno, fu spalleggiata da ribelli accorsi in appoggio al marchese (o sedicente tale) Luigi Domenico Assereto. Di lui il cronista Giuseppe Roberti dice: “Millantatore spudorato, prima spacciandosi per generale di brigata ma non riconosciuto tale, poi fu scoperto in carteggio clandestinamente con gli Imperiali; imprigionato, riuscì a fuggire rocambolescamente attraverso una latrina”.